Numero 22.
NON C’È TEMPO PER MORIRE[1]
di Carlo Monni
1,
Un piccolo molo di fronte al Luna
Park di Coney Island, Brooklyn, New York City. Ieri, tarda sera. Anna Olegovna Derevkova
mi piombò addosso ed entrambi finimmo sbalzati oltre il molo nelle acque
sottostanti.
Mentre affondavamo non potei non
chiedermi come facessi a cacciarmi tanto spesso in guai simili.
Mi chiamo Nicholas Joseph Fury e
sono il Direttore dello S.H.I.E.LD., l’agenzia di intelligence e mantenimento
della pace delle Nazioni Unite, e mi trovo spesso coinvolto in situazioni
pericolose, il che non vuol dire che la cosa mi piaccia.
Capitale del Khamiskan,
Europa Orientale. Oggi. Ero decisamente in bel guaio, per usare un gentile
eufemismo. Ero venuto sotto falso nome in questo luogo semidimenticato
d’Europa, improvvisamente diventato il crocevia di intrighi internazionali da
cui dipendevano i destini del mondo, per partecipare all’asta di una misteriosa
arma letale perduta, diciamo così, del governo russo. Che arma? Se ve lo
dicessi poi dovrei uccidervi. Battute a parte, la verità è che nemmeno io lo
sapevo con certezza, sapevo solo che se fosse finita nelle mani sbagliate, cioè
quasi tutte, un attacco nucleare sarebbe sembrato una pioggerellina
primaverile.
Per
rendere le cose ancora più complicate, avevo appena scoperto che il banditore
dell’asta era un uomo che credevo morto e che sapeva perfettamente chi ero. Una
sua parola e più di metà dei presenti avrebbe potuto uccidermi.
La
donna al mio fianco si faceva chiamare Petra O’Donnell, o meglio era il nome
che usava quando l’avevo conosciuta, ma dubitavo che fosse quello vero. Anche
lei era perfettamente consapevole della situazione e se era spaventata lo
nascondeva benissimo:
-Che intendi fare, Mike?- mi chiese
sussurrando.
-Restare vivo a qualunque costo.- risposi
anche se non avevo la minima idea di come riuscirci.
Il
mio nome è Mike Fury, figlio del Direttore dello S.H.I.E.LD. ed agente di
quella stessa organizzazione ed in quel momento le mie probabilità di rivedere
il sole dell’indomani erano decisamente molto basse.
Coney Island, Brooklyn, New York. Ieri, sempre tarda sera. Smontai con calma il mio fucile e riposi i
pezzi nella custodia che assomigliava ad una comune borsa da ginnastica. Chi mi
avesse incontrato tra poco avrebbe pensato che avessi fatto tardi in palestra.
Lasciai la mia
postazione e mi allontanai senza incontrare nessuno. La mia auto era ancora
dove l’avevo parcheggiata. Non è usuale vedere un’auto come la mia da queste
parti e poteva essere una tentazione irresistibile per un ladro, ma se qualcuno
avesse provato a rubarla avrebbe avuto delle sgradite sorprese, perché la mia
non era una comune Lotus Elise.
Non ero ancora
abituato a guidare auto così costose, uno dei benefit del mio nuovo lavoro, ma
dovevo ammettere che era piacevole, molto piacevole. Grazie a questo gioiellino
avrei potuto arrivare al mio appuntamento della serata con solo un minimo
ritardo. Non sono mai stato il tipo da serate mondane, ma una cosa la so bene:
mai far aspettare troppo una bella donna.
Mentre
guidavo, la mia mente ripensava a ciò che avevo appena fatto. La prima parte
del piano era filata via decisamente liscia. Il resto non spettava a me, almeno
per ora, anche se non potevo fare a meno di chiedermi quale contorta
macchinazione avesse messo in piedi stavolta l’uomo che avevo da poco scoperto
essere mio padre.
Che
mi facessi chiamare Marcus Johnson o Nicholas Joseph Fury Jr la mia vita
rimaneva decisamente complicata e pericolosa.
2.
Khamiskan, Europa Orientale, oggi. Il banditore mi guardò e
sogghignò. Per la mia organizzazione era un traditore creduto morto ed ero abbastanza
sicuro che fosse stato lui ad organizzare un tentativo di uccidermi a cui ero
scampato per un pelo.[2]
Sapeva che Mikel Alexiev era solo un nome di copertura e che probabilmente
intendevo recuperare l’arma che intendeva vendere senza partecipare all’asta.
La mia sola speranza era che volesse rimandare la nostra resa dei conti ad un
altro momento.
Si schiarì la gola e
cominciò a parlare:
- Signore e signori, vi ringrazio di essere
intervenuti. In questi tempi moderni ormai questi eventi si teng0no online, che
è anche più sicuro per l’incolumità di ciascuno. In questo caso,
l’organizzazione per cui lavoro ha richiesto la presenza fisica degli aspiranti
acquirenti o di loro emissari autorizzati a trattare. Capirete sicuramente che
la delicatezza della materia impone che si sia assolutamente sicuri
dell’identità dei potenziali acquirenti e che tra di loro non ci sia qualche
infiltrato che vuole impadronirsi dell’oggetto senza pagarlo. Questo è uno dei
miei compiti. Vedo tra voi alcuni agenti di vari servizi segreti. La loro
presenza era prevista e finché si limiteranno a fare da osservatori od
intermediari la loro presenza sarà tollerata, ma se cercassero di interferire…-
Il
suono di alcuni mitragliatori che venivano armati era più che sufficiente a far
capire l’antifona.
-Ora che abbiamo chiarito questo punto,
possiamo procedere. Vedo che avete tutti versato la caparra di un milione di
dollari e quindi possiamo passare alla seconda fase. Fate pure le vostre
offerte. Vi ricordo che la base d’asta è cento milioni di dollari.-
Le
offerte cominciarono a fioccare. erano in molti a volere quell’oggetto anche se
non sapevano bene cosa fosse e tra loro un paio di oligarchi russi. Lo facevano
per amor di patria o semplicemente per avere un mezzo per ricattare il loro
Presidente? Difficile dirlo. Quanto a me. recitai la mia parte aspettando che
fosse il mio avversario a fare la prima mossa; avevo la sensazione che non
sarebbe tardata
Appartamento
di Nick Fury, Manhattan, New York ieri. Ero ancora fradicio
dopo il mio bagno fuori programma, ma non importava. Quello che contava era che
tutto era andato alla perfezione.
Ci
sarebbe stata un po' di gente agitata stanotte, il che era esattamente quello
che volevo, lo dovevo a Viktor Komarev dopotutto.
Feci
una doccia veloce e poi indossai un abito asciutto. Mi piacesse o meno, non
c’era ancora riposo per il vostro Nick Fury.
Un altro appartamento a
Manhattan, quasi nello stesso momento. Anya Derevkova non perse tempo in convenevoli con le persone con cui
era in videoconferenza ed andò subito al sodo:
-Qualcuno ha cercato di uccidermi stasera. Nick Fury mi aveva chiesto
di incontrarci sulla spiaggia di Coney Island ma, prima che potesse dirmi
qualcosa, mi hanno sparato alla schiena. Se non avessi avuto un giubbotto
antiproiettile, ora sarei morta invece di aver fatto solo un tuffo nell’oceano.
Voglio sperare che non sia stato su ordine di uno di voi.-
<<Come puoi solo pensare una cosa simile, compagna?>>
replicò Pavel Kyrillovitch Sorokin, direttore del SVR
<<Che motivo avrei avuto? Tu sei una delle mie migliori agenti.>>
-Ed anche se ti
avessero ordinato di farlo, tu non lo ammetteresti mai con me. Non è così, Pavel Kyrillovitch?-
<<Tu ci stai
facendo un torto, Anna Olegovna.>> interviene Svetlana Yurevna Koslova, direttrice del FSB.[3] <<Perché
qualcuno a Mosca dovrebbe volerti morta?>>
Perché
abbiamo un paranoico come Presidente, pensò Anya, ma non lo disse. Non era
necessario. Sapeva benissimo che anche gli altri lo pensavano.
-Ma se l’ordine non è venuto da Mosca…-
rifletté Anya ad alta voce -… allora o il vero bersaglio era Fury ed io mi sono
solo trovata sulla linea di tiro, oppure c’è in giro qualcuno che ha preso di
mira gli agenti segreti russi e siamo tutti in pericolo.-
Dall’altra
parte solo silenzio Anya sapeva che ci stavano riflettendo anche loro. Giocare
sulle loro paranoie era stata un’ottima idea.
Stava
andando tutto come speravano lei e Nick.
.
3.
Un ristorante a
Manhattan, New York City, ieri sera. L’uomo e la donna che entrarono nel locale non passavano inosservati.
Lui era un afroamericano alto, muscoloso, sui 35 anni circa, completamente
calvo e con una vistosa benda nera sull’occhio sinistro, lei era decisamente
attraente ed il colore della sua pelle rivelava origini miste: africane, indie
e quasi certamente anche bianche. Un osservatore esperto avrebbe dedotto che
veniva da una delle isole caraibiche, Giamaica probabilmente.
Un cameriere si
avvicinò loro e l’uomo disse:
-Siamo in ritardo, ma dovrebbe esserci una prenotazione a nome
Johnson.-
Il cameriere controllò
sul suo tablet e poi disse:
-Oh, sì, nessun problema. C’è sempre posto per gli amici del Colonnello
Fury.-
L’uomo con la benda
sull’occhio scosse la testa. Avrebbe preferito che non fosse noto il suo legame
con lo S.H.I.E.LD., ma avrebbe dovuto pensarci prima.
La
coppia venne condotta al loro tavolo. Una volta seduti, dopo che il cameriere
aveva preso le ordinazioni e si era allontanato, fu la donna a parlare:
-Sembra un bel posto. Sono contenta che tu sia riuscito a liberarti dai
tuoi impegni appena in tempo, Nicholas. Mi sarebbe spiaciuto perdere
quest’occasione. Non faccio molte uscite mondane ultimamente.-
-Nemmeno io.-replicò l’uomo -Ripensandoci, non credo di averne mai
davvero fatte.-
-Allora sono ancora più contenta del tuo invito. Del resto, entrambi
avevamo bisogno di rilassarci senza pensare troppo ai nostri problemi di lavoro
e a quello che abbiamo passato ultimamente. A questo proposito, immagino che
non mi dirai qual è stato il problema che ti ha quasi fatto saltare la cena.-
-Hai ragione, Anne, ed anche se potessi, preferirei non parlarne
comunque.-
Anne Weaver,
direttrice ad interim dell’Accademia dello S.H.I.E.L.D., annuì senza dire
altro. Nessuno più di lei era consapevole di quanto fosse complicata e
pericolosa la vita dell’uomo di nome Nicholas Joseph Fury Jr, ma sperava che
almeno per quella sera nessun altro contrattempo venisse a turbare la sua prima
uscita galante da tanto tempo.
Eliveicolo
dello S.H.I.E.L.D. in volo suborbitale sopra Manhattan. Quando la mia
Porsche Carrera atterrò sul ponte Dum Dugan e l’affascinante Contessa Valentina
Allegra De La Fontaine mi stavano aspettando in piedi.
-A quanto pare, è andato tutto bene.- commentò
sorridendo Val mentre scendevo.
-Il piano ha funzionato… almeno finora, anche
se qualcosa può ancora andare storto.- replicai.
-Se non altro abbiamo dato qualche mal di
testa ai russi.- intervenne Dum Dum -Con un po' di fortuna daranno la caccia ad
un nemico inesistente. Certo, se sospettassero che tu e la tua amichetta vi
eravate messi d’accordo, non scommetterei un centesimo sulla sua
sopravvivenza.-
-Non è la mia amichetta ed è stata lei ad
avere l’idea, io mi sono limitato a darle una mano. Non ero entusiasta, ma non
potevo dirle di no vista la posta in gioco.-
Dum
Dum annuì, forse non del tutto convinto. Era uno dei pochi a sapere cosa mi
legasse realmente ad Anya Derevkova ed era convinto che l’avrei aiutata
comunque. Probabilmente aveva ragione.
-Notizie dal Khamiskan?- chiesi.
-Pessime.- rispose Val.
Ecco
qualcosa che non avrei proprio voluto sentire.
Khamiskan,
Europa Orientale.
Ero già stato in situazioni difficili ma stavolta mi sentivo come se fossi
stato in una vasca piena di squali armato solo di una fiocina. Il banditore mi
fissò con un sorriso cattivo.
-Insomma, chi è quel tipo?- mi chiese la mia
estemporanea compagna di disavventure.
-Si chiama David Ferrari, ufficiale ex agente
dell’’intelligence dell’USAF, in seguito distaccato allo S.H.I.E.LD.- le
risposi -Ufficialmente morto durante un volo di addestramento su un nuovo tipo
di aereo da caccia, ma in realtà era tutta una messinscena per poterlo
infiltrare tra i servizi segreti russi. Saltò fuori che si era fatto corrompere
da un’organizzazione clandestina chiamata Consorzio Ombra ed aveva partecipato
ad un complotto per uccidere il Presidente Russo che è quasi costata la vita ai
membri di una nostra squadra segreta intervenuta per sventare il piano.[4]
Apparentemente è morto ucciso da un killer russo[5],
ma a quanto pare anche la notizia di questa morte era esagerata come la prima.-
-E quindi non solo sa chi sei, ma anche che
adesso sai che è ancora vivo. Non vorrà che tu lo comunichi a tuo padre.-
commentò lei.
-Posso solo sperare che non intenda agire
adesso per non turbare l’asta, ma una volta finita…-
Tacqui
di colpo. Eravamo arrivati al momento dell’ultimo rilancio. Dovevo fare la mia
mossa. Se mi fossi aggiudicato pacificamente l’arma perduta dai russi sarebbe
stato un bene per tutti. Cosa avevo da perdere?
4.
Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D. in volo
suborbitale sopra Manhattan, poche ore prima. Non appena fummo nel mio ufficio mi rivolsi a
Val senza mezzi termini:
-Non tenermi sulle spine. Cosa sta
succedendo?-
-Il Presidente del Khamiskan è scampato ad un
attentato in Carpazia nello stesso momento in cu veniva ucciso il Presidente di
quella nazione.-[6]
rispose Val -I due cecchini potrebbero aver agito di comune accordo.-
-Non lo hanno fatto.- replicai con sicurezza
-Anzi, nemmeno erano a conoscenza l’uno dell’altro.-
-E tu come fai a saperlo?- intervenne Dum Dum
-Non dirmi che c’è di mezzo uno dei tuoi contorti piani di cui ci hai tenuto
all’oscuro.-[7]
-Se ci tieni tanto, non te lo dirò,
vecchio tricheco. Com’è la situazione in quelle due nazioni adesso, Val?-
-Non buona. Il Presidente ad interim della
Carpazia ha mandato a casa tutti i membri filorussi del vecchio Governo. Si
prospetta un cambio di linea politica ed intanto truppe russe si stanno
spostando verso il confine della Carpazia. Ufficialmente per un’esercitazione,
ma dopo gli ultimi avvenimenti chi ci crede? Si teme
un’invasione.-
-Non accadrà. Non se noi potremo impedirlo… e
lo faremo. Che altro puoi dirmi, Val?-
-Tuo figlio Mike ci ha appena mandato un
video. Guardalo.-
Accesi
il monitor davanti a me. Apparvero delle immagini non sempre nitide, ma non
c’era troppo da sorprendersi. Mike stava trasmettendo da una microcamera nella
sua cravatta.
-E così è vivo.- dissi.
-Così pare.- commentò Val -E purtroppo sa chi
è Mike. Forse non tenterà nulla adesso, ma sono certa che dopo cercherà di
ucciderlo. Dobbiamo tirarlo fuori di lì alla svelta.-
Quello
che temevo stava accadendo: uno dei miei figli stava rischiando la vita. Sia
come padre che come Direttore Esecutivo dello S.H.I.E.L.D, non avevo che una
scelta:
-Fate preparare una squadra di salvataggio.
Immediatamente.-
La
situazione si stava facendo decisamente bollente.
Khamiskan,
Europa Orientale.
L’asta era finita e, mentre dei camerieri portavano da bere agli ospiti, il
banditore venne verso di noi e si sedette al nostro tavolo senza aspettare di
essere invitato. Sfoderò un sorrisetto insolente e mi chiese:
-Soddisfatto del risultato, Mike? Ora lo
S.H.I.E.L.D ha una preziosa arma dell’arsenale russo. Che ne farà?
Il tuo paparino la restituirà al legittimo proprietario o la userà per
ricattare il Presidente russo ed indurlo a più miti consigli?-
Ignorai
la sua domanda e replicai:
-Dov’è l’arma, David? Sai benissimo che non
pagheremo un centesimo se prima non ci saremo accertati che è l’oggetto
autentico.-
-Naturalmente, era nei patti. Se vuoi
seguirmi… può venire anche la tua amica del MI6 se vuole, così ti farà da
testimone.-
-Lei sa?- esclamò la mia amica senza mostrarsi
troppo sorpresa.
-Naturalmente, Miss… qual è il suo nome questa
settimana: O’Donnell, Garvin, Blaise?-
-Oggi mi chiamo Garvin, Mr. Ferrari.- rispose
lei.
-Bene, andiamo allora, seguitemi.-
Gli
andammo dietro decisamente senza entusiasmo. Il mio istinto mi diceva che non
poteva andare tutto liscio, ma non avevo scelta: dovevo giocare secondo le sue
regole, almeno per il momento.
Ci
guidò in una piccola stanza e ci mostrò una valigetta ventiquattrore.
-Incredibile, vero, che un’arma tanto potente
possa stare in uno spazio così piccolo?- disse Ferrari -D’altra parte molte
testate atomiche moderne sono ancora più piccole. Puoi esaminarla e stabilire
che è l’articolo genuino e funzionante. Sono certo che Gaffer Levine ti avrà
fornito i mezzi necessari.-
Aveva
ragione ovviamente e così feci. Mentre eseguivo la scansione non potei
trattenermi dal chiedere:
-Perché, David? Cosa ti ha fatto diventare un
traditore?-
-Potrei risponderti che mi è stata fatta
un’offerta che non potevo rifiutare e sarebbe anche vero, ma non sarebbe tutta
la verità.-
-E quale sarebbe tutta la verità, allora?-
chiese Wilhelmina Garvin.
-Che mi è stata offerta un’opportunità di
rivalsa verso un sistema che ha fatto di tutto per emarginarmi fin dai tempi
dell’Aviazione solo perché ero gay.-
-Balle!- non potei
fare a meno di replicare -Lo S.H.I.E.L.D. non ti ha mai emarginato.-
-Questa è la tua opinione, Mike, io la vedo in
modo diverso.-
Non
risposi e terminai l’esame,
-Fatto!- annunciai -Sembra proprio l’articolo
autentico.-
-Bene, ora ti dispiace completare la
transazione?-
Lo
feci tramite il mio cellulare. Ci vollero pochi secondi. Una volta completato
l’accredito sul conto cifrato che mi era stato indicato, allungai la mano per
prendere la valigetta.
-È inutile, Mike, tanto non uscirai vivo da
questa stanza.-
Ferrari
e le sue guardie del corpo avevano estratto le loro pistole e ce le puntavano
contro.
-È così, dunque, che rispetti i patti? Avrei
dovuto aspettarmelo.-
-Sì, avresti dovuto, ma ora è troppo tardi.-
replicò David sorridendo -Per me è stato un piacere truffare lo S.H.I.E.L.D. ed
uno ancora più grande uccidere personalmente il figlio di Nick Fury.-
Per
parafrasare Oliver Hardy, mi sono messo in un altro bel pasticcio .
Da qualche parte a New York City, non molto tempo prima. Il suono forte ed
insistente del telefono mi risvegliò. Per mia fortuna ero abituato ad avere il
sonno leggero e mi ripresi pressoché istantaneamente. Era una chiamata dello
S.H.I.E.L.D naturalmente. Chi altri avrebbe potuto chiamarmi a quest’ora?
<<Fury, butta giù quel tuo brutto culo
nero dal materasso e vieni subito qui. C’è una missione per te.>>
Dugan,
naturalmente, e doveva divertirlo strapazzarmi un po'. Tuttavia nella sua voce
c’era decisamente un tono preoccupato.
-Dammi mezz’ora.- replicai -Di che si tratta?-
<<Una missione di salvataggio, in
Khamiskan, Europa orientale. Avrai tutti i particolari all’arrivo. Datti una
mossa adesso, junior.>>
Khamiskan.
Da quel poco che ne sapevo era abbastanza ovvio che stavo per cacciarmi nei
guai.
Nulla di nuovo per
me. sono stato un soldato ed un membro delle Forze Speciali dell’Esercito degli
Stati Uniti da molto prima di scoprire che il mio vero nome non era Marcus
Johnson ma Nick Fury Jr.
5.
Un appartamento a
Manhattan, adesso. Anya
Derevkova non riusciva a prendere sonno. Non poteva fare a meno di riflettere
sul sostanziale triplo gioco che stava conducendo assieme a Nick Fury.
Se fosse stata scoperta non l’aspettava una
cella a Lefortovo[8],
ma nel migliore dei casi un proiettile nella nuca e nel peggiore un the
corretto al polonio.
C’era anche un’altra
questione da considerare: che ne sarebbe stato di sua figlia? Avrebbe pagato
anche lei le conseguenze delle sue scelte? Era una delle Vedove, si sarebbero
privati delle sue capacità solo per vendetta verso sua madre? Olga era già una
pedina abbastanza inconsapevole dei giochi di potere del Cremlino. La sua
missione poteva evitare una nuova guerra oppure causarla. Era ancora
impossibile dirlo.[9]
Questo non lo aveva detto a Nick. Poteva aver
varcato certi confini per il bene stesso della sua patria, ma non era una
traditrice, non ancora almeno.
Per quanto ancora avrebbe potuto reggere il
gioco?
Eliveicolo
dello S.H.I.E.L.D. in volo suborbitale sopra Manhattan, qualche tempo prima. Guardai i membri
del team di soccorso e dissi:
-Non c’è il tempo di fare lunghi discorsi,
bisogna agire in fretta. L’Agente Scorpio è in pericolo e tocca a noi tirarlo
fuori dai guai.-
-Noi? Vuoi dire che vieni con noi anche tu?-
Guardai
chi aveva parlato, l’uomo che solo da poco avevo scoperto essere un altro dei
miei figli e risposi:
-Ci puoi scommettere il culo, giovanotto. Il
vecchio Nick Fury non è il tipo che lascia agli altri il compito di salvare suo
figlio e se ne sta alla sua scrivania ad aspettare i rapporti.-
-Ok, vecchio. Sei tu il capo, facciamo a modo
tuo.-
-Non perdiamo tempo allora che ce ne rimane
davvero poco.-
Ma
ancora abbastanza mi auguravo.
Khamiskan,
Europa Orientale.
Ok, la situazione era decisamente seria. Se non mi fosse venuta una buona idea
alla svelta sarei presto diventato un bel cadavere. Il problema era che ero
abbastanza a corto di buone idee.
Ostentando
calma mi rivolsi a David Ferrari:
-Visto che sono destinato a morire, potresti
almeno dirmi per chi lavori. Che ci perdi?-
Lui
fece un sogghigno e rispose:
-Bel tentativo, ma funziona solo nelle pessime
fiction. Addio Mike. Vorrei dirti che è stato bello conoscerti, ma mentirei.-
-Dietro di me.- sussurrai alla mia amica
mentre premevo un pulsante sul mio orologio da polso.
Il
proiettile, che Ferrari aveva appena sparato s’infranse contro una specie di
campo di forza e fu letteralmente respinto. I suoi sgherri spararono a loro
volta con lo stesso risultato ed alcuni di loro furono colpiti dai proiettili
di rimbalzo.
Quanto
a me, afferrai Wilhelmina Garvin, il suo nome per questa settimana diciamo, per
un polso e corsi verso la porta più vicina. Il campo di forza non sarebbe
durato ancora a lungo ed era assolutamente imperativo togliersi da quella
brutta situazione alla svelta.
La
porta era chiusa, naturalmente. Mai una volta che i cattivi ti facilitino la
vita. Per fortuna un bravo agente dello S.H.I.E.L.D. non esce mai di casa senza
una capsula di acido nascosta in un’unghia. Chi è James Bond in confronto a me?
La
serratura si sciolse e la serratura cedette facendoci accedere… ad una sala
piena di gente armata che ci puntava contro le suddette armi.
-Dalla padella nella brace.- sussurrai.
-Certo che tu sì che sai come rendere
interessante la serata di una ragazza, Mike.- disse la mia amica .
Meno
male che lei aveva ancora voglia di scherzare, perché io l’avevo decisamente
persa. Solo un miracolo avrebbe potuto salvarci ormai.
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Riprendiamo il cammino
interrotto qualche tempo fa con questo thriller spionistico che mescola alla
pura e semplice finzione anche l’allusione ad eventi tristemente reali. Ed ora
un paio di brevi note:
1) David Ferrari è un personaggio menzionato da
Mark Waid ma sostanzialmente sviluppato da Dan Jurgens su Captain America Vol.
3° #26.
2) Sapete cos’è un McGuffin? È un termine
inventato da Alfred Hitchcock per definire un qualcosa che serve a far andare
avanti ma non è indispensabile che si veda o addirittura che si sappia
effettivamente cosa sia. La misteriosa arma persa dai russi è il nostro
McGuffin, -_^
3) Aubrey Pearson è stato
creato da Ed Hannigan & Jerry Bingham su Black Panther Vol. 1° #14 datato
marzo 1979.
4)
Frank Littel è stato creato da Peter B. Gillis & Denys Cowan su
Black Panther Vol. 2° #3 datato settembre 1988.
Arriveranno i due Nick
Fury in tempo per salvare il rispettivo figlio e fratello? Non vi resta che
leggere il prossimo episodio per saperlo. -_^
Carlo
[1]Sì, è un’altra citazione di James Bond, e allora?
[2] Nell’ultimo episodio.
[3] Federalnaya Sluzhba Bezopasnosti, ovvero: Servizio di Sicurezza Federale.
[4] Eventi culminati in Vendicatori Segreti #29.
[5] Su Marvelit Team Up #33.
[6] Vedi Lethal Honey #27.
[7] È proprio così. -_^
[8] Famigerata prigione di massima sicurezza a Mosca.
[9] Vedi sempre Lethal Honey.